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Prove di unificazione imposte sulla casa

Si intravvede l'intenzione del Governo di unificare in un unico Tributo sulla casa ... di seguito riportiamo un articolo esplicativo tratto dal quotidino economico di Confindustria.

Rinnoviamo sulla base anche di queste notizie, l'interesse e gli investimenti per verificare e rilevare la consistenza immobiliare di ogni Comune (servizio controllo ICI / T.r.s.u. e abbinamenti dati castastali):

Una nuova imposta sugli immobili il cui gettito vada a beneficio dei Comuni, in sostituzione di tutte o di quasi tutte le tasse e le imposte che, direttamente o indirettamente, oggi gravano sugli immobili: è questo uno dei più importanti tasselli del nuovo scenario fiscale di cui si è parlato tutta l'estate e che dovrebbe essere realizzato per attuare il «federalismo fiscale», vale a dire il progetto di finanziare la spesa degli enti pubblici territoriali con le imposte che derivano dal territorio che essi amministrano.
In altri termini, la filosofia è: il gettito fiscale non viene più tutto accentrato a livello nazionale, ma viene in parte incassato direttamente dagli enti locali, i cui amministratori sono periodicamente soggetti al "controllo" degli elettori per il modo con cui hanno agito nel corso del loro mandato e quindi per il modo in cui essi hanno speso i soldi che i contribuenti hanno versato a titolo di tasse e di imposte.
Se dunque per le Regioni si è parlato della riscossione di un'Irap «ridisegnata» rispetto a quella vigente e per le Province di gestire il gettito derivante dalla circolazione degli autoveicoli, per i Comuni il ragionamento dovrebbe riguardare la tassazione dei beni immobili, passando attraverso l'azzeramento (o quasi) dell'attuale imposizione immobiliare in funzione della creazione di una nuova tassazione.
L'obiettivo è chiaro e ambizioso, non è invece per nulla agevole arrivare in pratica allo scopo voluto, anche perché c'è seriamente il rischio di istituire una nuova Ici, appena dopo averla (in parte) abolita, risultato che, politicamente, suonerebbe come un dietro-front e che quindi non è praticabile.
Il primo problema è quello di capire quale sarà il presupposto di capacità contributiva per il prelievo della nuova imposta; avendo come riferimento gli immobili, i tributi attualmente dovuti sono correlati, volta a volta, a fattori economici tra loro assai diversi, e cioè:
a) al reddito che l'immobile produce (l'Irpef, l'Ires);
b) al valore patrimoniale dell'immobile (l'Ici);
c) ai servizi che l'immobile riceve (la tassa o la tariffa sui rifiuti, la tassa sull'occupazione degli spazi pubblici);
d) al valore di trasferimento (l'Iva, l'imposta di registro, le imposte ipotecarie e catastali, le imposte di successione e donazione).
Inoltre, a seconda del tipo di tributo, ve ne sono alcuni a prelievo "continuativo" (cioè sono dovuti "giorno per giorno", come Ici e Irpef) e altri invece dovuti solamente nel caso in cui si verifichi l'evento cui è correlato l'assolvimento del tributo (l'Iva e l'imposta di registro sono dovute nel caso di trasferimento immobiliare).
Ora, abolendo tutti questi tributi (o alcuni di essi), si tratta appunto di capire qual è quel fattore economico, rivelatore di capacità contributiva, cui il nuovo tributo dovrà essere correlato: se si pensa a una tassa sul patrimonio altro non si fa che istituire una nuova Ici, se si pensa a una tassa sul reddito altro non si farebbe che deviare verso i Comuni quella parte del gettito Irpef riferito agli immobili (e forse anche del gettito Ires, ma qui la questione diventa assai complicata per il fatto che in questo caso la base imponibile è frutto del risultato algebrico del conto economico), gettito che oggi viene incamerato dall'erario statale e che ovviamente sarebbe in parte da ridisegnare con nuove regole. Si tratterebbe, in sostanza, di soluzioni che nascerebbero già vecchie, una specie di riverniciatura di quanto già esiste: la sostanza rimarrebbe identica, cambierebbe solo un po' la forma.
Una vera svolta sarebbe invece, come pure si è ventilato in questi giorni, l'istituzione di una tassazione che rappresenti il "corrispettivo" dei servizi che gli immobili ricevono dal territorio in cui essi sono ubicati: esemplificativamente, questa Imposta sui servizi comunali (Isc o Ics, imposta comunale sui servizi) sarebbe da pagare, ad esempio, in una data zona del territorio comunale, in base all'entità dei servizi di trasporto pubblico, alla presenza di parcheggi, alla disponibilità di cablaggi o di reti wi-fi, alla qualità del servizio di raccolta rifiuti, all'esistenza di impianti sportivi, asili o istituti di istruzione eccetera.
Lo scenario quindi è tanto intrigante quanto oltremodo difficile da mettere in pratica, traducendo in norme concrete di tassazione queste idee ambiziose e suggestive. Inoltre, vi dovrebbe essere un presupposto indefettibile, pure di difficile realizzazione concreta e sul quale non è facile immaginare il consenso dei Comuni: se la nuova tassa immobiliare deve servire anche a stimolare la "concorrenza territoriale" (e cioè l'attrazione che il Comune esercita proponendo migliori servizi e minori tasse) bisognerebbe che da Bolzano a Siracusa fosse unico il metodo di valutazione dei servizi resi dai Comuni agli immobili, lasciando poi liberi gli enti locali di stabilire aliquote e agevolazioni. Ma a nessuno sfugge che questa rischia di essere una mission impossible.

La galassia fiscale del mattone
Ici
È l'Imposta comunale sugli immobili; si paga annualmente, di regola sulla base del valore catastale dell'immobile, cui vengono applicate le aliquote stabilite dai Comuni
Irpef
Il reddito complessivo delle persone fisiche, cui annualmente si applica l'Irpef, è composto anche dal reddito fondiario e cioè dai proventi derivanti dagli immobili di proprietà del contribuente oppure dalla loro rendita catastale. Il reddito fondiario viene sommato agli altri redditi del contribuente per formare il reddito complessivo cui si applicano le aliquote progressive stabilite dalla legge statale
Ires
L'Ires si applica annualmente al reddito delle società, e cioè alla somma algebrica tra ricavi e costi contabilizzati nel conto economico aumentata o diminuita a fronte delle variazioni imposte dalla legge fiscale rispetto al risultato civilistico. Gli immobili di proprietà concorrono a detti ricavi e costi
Successione e donazione
Il valore catastale dei beni immobili di proprietà del defunto concorre a formare l'imponibile cui applicare le aliquote d'imposta (4, 6 o 8% a seconda del più o meno intenso legame di parentela tra defunto ed eredi). Va ricordato che la successione tra stretti familiari beneficia di notevoli franchigie
Iva
La cessione di edifici costruiti o ristrutturati da meno di 4 anni da un imprenditore nell'ambito dell'esercizio della propria attività provoca l'addebito dell'Iva all'acquirente. L'Iva viene incassata dal cedente e poi versata all'erario, previa detrazione dell'Iva che il cedente ha pagato sui propri acquisti
Imposta di registro
Ogni cessione di immobili cui non si applichi l'Iva determina l'applicazione dell'imposta di registro, con le aliquote del 3, 4, 7, 8 e 15%, sulla base imponibile rappresentata dal valore del trasferimento; nel caso di abitazioni comprate da persone fisiche la base imponibile è data dal valore catastale dell'immobile
Ipotecaria e catastale
Ogni qualvolta si applica l'imposta di registro, si applicano pure le imposte ipotecaria (2%) e catastale (1%). L'imponibile è identico a quello determinato ai fini dell'imposta di registro
Tributi comunali applicati per remunerare il servizio di raccolta rifiuti e di pulizia delle strade.
Tarsu e Tia
La Tarsu è parametrata ai metri quadrati delle unità immobiliari, la Tia considera anche il numero degli occupanti
Tosap
È la tassa per l'occupazione di spazi pubblici che viene applicata dai Comuni per le occupazioni di beni del demanio o del patrimonio comunale e provinciale come strade, piazze, parchi.

Fonte: Il Sole 24 Ore.


News inserita il 03/09/2008 alle 09:00

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