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Rurali & Rustici

Un milione di rustici senza rendita

Ce la faranno? Sarebbe la fine di un'epopea fiscale che ha le sue radici nei più remoti fenomeni sociali del nostro Paese, l'emigrazione di massa e l'abbandono delle campagne, che hanno mutato per sempre il paesaggio agrario lasciando dietro di sé centinaia di migliaia di rustici abbandonati, poi in parte recuperati come seconde case e in parte diventati macerie o poco più. Di tutto questo, però, il Catasto non è stato informato. E ora cerca di far venire i nodi al pettine.

Un milione di case rurali

In Italia ci sono circa un milione di fabbricati rurali, cioè di costruzioni che, considerate serventi il fondo su cui insistono, non hanno una rendita catastale autonoma, mentre ai fini fiscali si fa riferimento a quella del solo terreno. Insomma, nel concreto, poco o nulla come Irperf e Ici (anzi, per l'Ici c'è spesso l'esenzione).
Non appena venivano a cessare i requisiti richiesti dal Dpr 917/96 (Tu imposte sui redditi) scattava l'obbligo di denunciare ai fini Iperf i fabbricati. Inoltre come prescritto dalla normativa catastale, si sarebbe dovuto segnalare da subito al Catasto la variazione, cioè il fatto che l'immobile non serviva più a fini agricoli. Si capisce che soprattutto questa seconda segnalazione avrebbe dovuto avvenire molti decenni fa, non appena l'agricoltore si trasformava in emigrante o lavoratore inurbato. Ebbene, forse anche a causa della scarsa dimestichezza con le sofisticate indicazioni legislative da parte dei destinatari delle norme stesse, questo non è praticamente avvenuto per anni e anni.
Solo con il Dl 90/90 si cominciò a insistere seriamente perchè si denunciassero al Catasto urbano gli immobili che avevano perso i requisiti (all'epoca, essere destinati all'abitazione delle persone addette alla coltivazione della terra, alla custodia dei fondi, del bestiame e degli edifici rurali nonché dei famigliari conviventi a loro carico, al ricovero degli animali e delle macchine, alla conservazione dei prodotti agricoli). C'era tempo fino a fine 1993 per la denuncia (con una sanatoria per il pregresso). Il termine era stato prorogato molte volte, fino a fine 2001, ma senza sanatoria. E con risultati scarsissimi.

Obiettivo emersione

Il collegato alla Finanziaria 2007 (si vedano gli articoli nella pagina) ha rimesso in gioco pesantemente la questione, promettendo ai Comuni oltre 600 milioni (ma parecchi ne arriveranno anche all'erario statale) dal recupero a tassazione di questi immobili. Di cui, peraltro, sono strette parenti le "abitazioni rurali", un altro capitolo oscuro (si veda il  "Sole 24 Ore" del 22 gennaio 2007) che vede oltre 900 mila unità immobiliari già accatastate ma che devono cambiare categoria e classe.
E questo ennesimo compito grava sull'agenzia del Territorio, che, forte delle indicazioni dell'Agea e dell'incrocio dei dati degli erogatori di servizi (acqua, gas, elettricità) e dei Comuni dovrebbe fare emergere gli immobili che risultano abitati ma non accatastati. E, questione più spinosa, quelli addirittura abbandonati. Il confronto avverrà anche sulla base dei dati in possesso dall'agenzia, dove i fabbricati risultano nel loro contorno sulla mappa.
Alcuni enormi problemi finiranno con l'emergere. Anzitutto, l'intestazione delle partite catastali: risultano proprietari di moltissime particelle, con sopra il fabbricato, persone defunte o irreperibili: emigrati nelle grande ondate di inizio '900  e degli anni '20 e mai più ritornati, i cui eredi non si sono mai preoccupati di volturare quei terreni (allora) senza valore.
Poi c'è la questione dei terreni un tempo ampi e poi frazionati con successivi passaggi ereditari mai denunciati per ragioni economiche e per il buon accordo fra gli eredi. A chi, ora, inviare la richiesta di aggiornamento, e soprattutto, a chi chiedere le nuove tasse e le eventuali sanzioni?

fonte: Il Sole 24 Ore.


News inserita il 30/03/2007 alle 09:00

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