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L'efficienza dei recuperi decide i rimborsi per l'Ici

La riscossione insoddisfacente riduce le restituzioni GLI EFFETTI Le risorse sottratte ai municipi «non virtuosi» andranno ad alimentare un deposito che premierà i piccoli Comuni.

Anche i rimborsi per il taglio dell'Ici sulla prima casa danno le pagelle ai Comuni, e nelle realtà più grandi possono arrivare a costare anche più di un milione di euro.

Risorse che, però, non usciranno dal circuito del comparto, perché serviranno a premiare i Comuni più piccoli, quelli sotto i 5mila abitanti, con una pioggia di incentivi più contenuti ma diffusi.

Tutto dipende dall'efficienza dei conti, che guida sia i tagli sia i premi riservati ai piccoli.

A introdurre la «meritocrazia» nei risarcimenti per il mancato gettito dell'imposta sulla prima casa è il decreto del Viminale concordato ad agosto in Conferenza Stato-Città e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 216 del 15 settembre (si veda anche Il Sole 24 Ore dell'11 settembre).

A ogni Comune, il decreto chiede di assegnare un punteggio, compreso fra +2 e -2, che rappresenta il risultato finale di tre parametri, ognuno dei quali può offrire un punteggio "parziale" compreso fra +1 e -1: il primo chiede di guardare all'efficienza della riscossione, indicata dalla quota di entrate effettivamente riscosse (competenza+residui) sul totale di quelle accertate (cioè spettanti in base all'aliquota e al numero di abitazioni) nel triennio 2004/2006; più il Comune supera la media nazionale (che secondo i dati Istat si è attestata nel triennio al 97%, soprattutto grazie alle performance 2004, decisamente sopra la media), più elevato è il punteggio.

Gli altri due indicatori, meno complicati, sono offerti dal rispetto del Patto 2007 (+1 a chi lo ha centrato, -1 a chi ha sforato e zero agli enti non soggetti) e dalle dimensioni demografiche, che assegnano un bonus di un punto agli enti sotto i 5mila abitanti. I calcoli servono a tagliare i rimborsi alle amministrazioni che ottengono un punteggio pari o inferiore a zero, e la sforbiciata oscilla fra l'1% (con punteggio pari a zero) e il 4% del totale del mancato gettito, quantificato nelle certificazioni inviate dai Comuni al Viminale.

Il meccanismo, come accennato, può costare parecchio e soprattutto, com'è naturale, ai Comuni più grandi. Nessuno di loro incontrerà la penalizzazione legata al mancato rispetto del Patto 2007 (Gela, in provincia di Caltanissetta, è il Comune più grande fra quelli che l'hanno sforato), ma qualche sorpresa può venire dall'analisi dell'efficienza della riscossione. L'asticella, a quanto si può calcolare sulla base dei dati Istat, è collocata in alto, perché tra 2004 e 2006 i Comuni hanno riscosso il 97% dell'accertato. Se il dato sarà confermato dal Viminale, chi si ferma sotto quota 93% (cioè il 4% in meno della media nazionale) perderà punti e risorse: è il caso di Milano, che tra 2004 e 2006 ha incassato l'89% dell'accertato e quindi dovrebbe rinunciare a poco più di un milione di euro; Napoli, con il 93%, sembra rientrare in extremis nei parametri, che Roma centra invece pienamente.

Le risorse sottratte ai «non virtuosi» alimenteranno un fondo che servirà a premiare i piccoli Comuni, anche loro in ordine meritocratico: il 60% del fondo è infatti destinato agli enti che ottengono il punteggio pieno (+2: e quindi vantano un indice di riscossione migliore rispetto alla media nazionale), mentre il resto andrà nelle casse degli enti con punteggio +1 (dato da una riscossione senza infamia e senza lode, quindi vicina alla media nazionale); i piccoli Comuni poco attivi nella riscossione, invece, resteranno a bocca asciutta e dovranno affrontare anche la penalizzazione dell'1 per cento.

Fonte: Finanza locale. Le regole per gli enti dettate dal decreto del Viminale (dal Il Sole 24 Ore Pag. 35 17/09/2008)


News inserita il 03/02/2009 alle 09:00

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